La lezione impartita dalla Spagna all’Italia di Spalletti deve far riflettere un pò tutti. Innanzi tutto, il commissario tecnico che sa bene che gli azzurri non hanno la stessa qualità dei colleghi iberici. E allora la domanda nasce serena oltre che spontanea: perché provare a fare palleggio e a tenere palla se già si conoscono le caratteristiche delle due squadre?
In effetti Spalletti, qualche altra domanda se l’è posta, vedi ad esempio quella per il “figlio prediletto” Di Lorenzo, mortificato nella prestazione del suo diretto avversario.
Altra domanda è: perché puntare a tutti i costi su un calciatore che viene da una stagione difficile e sta attraversando un momento ancora più complicato ?
Perché giocare a quattro, magari anche a tre e mezzo dietro, dove fai fatica a costruire dal basso e con un attaccante come Scamacca ancora acerbo e poco incisivo?
Retegui non ha fatto sfracelli, ma almeno ci ha messo dentro un pò di garra che non guasta mai, oltre ad una gestione tattica più consona ad un attaccante che gioca per la squadra.
E meno male che alla fine è spuntato fuori dal cilindro magico San Gigio Donnarumma, il salvatore della barca che non è affondata sotto i colpi della corazzata spagnola, solo grazie ai suoi prodigi.
Servirà ben altro contro la Croazia, gara dove si hanno a disposizione due risultati su tre, anche il pari. Serve un leader non solo in porta a difendere gli assalti avversari, ma uno in mezzo al campo. Spalletti lo sarà anche dalla panchina, ma in mezzo al campo ci vanno i suoi giocatori, che al momento si giocheranno l’Europa contro i croati, mai battuti peraltro, un altro tabù da sfatare.