Il Napoli cerca la sua nuova identità, dopo il pari in rimonta con il Genoa. Brava e Bologna saranno già sfide verità.
La domanda è la seguente: dove sono finite le certezze di quella squadra capace di far fischiare le orecchie anche a Pep Guardiola, di stravincere il campionato con una ventina di punti sulle avversarie comandando il gioco in maniera dominante. Dove è finita quella allegria di fare calcio, dettare legge e comandare la scena? Si immaginava che da Spalletti a Garcia sarebbe cambiato qualcosa, ma non di certo che in pochi giorni sarebbero state disinnescate le certezze di una squadra che giocava a memoria.
A Genova sono state smarrite certezze e motivazioni in un colpo solo, in una notte che segna il trapasso da Spalletti a Garcia. Per ora ci mettiamo Garcia tra i colpevoli maggiori di un inizio di campionato da brividi dove il Napoli non ha mai convinto, neppure a Frosinone. Contro il Genoa, una neopromossa è arrivato un pari che ha il sapore della sconfitta di una squadra senza idee, nè gioco, senza certezze, nè motivazioni; quelle se non ci sono in campionato (come affermato da Garcia in conferenza), ma solo in Champions un allenatore del suo spessore deve riuscire a trovarle. Garcia è confuso, ritrovare il calcio italiano è stato un trauma da un punto di vista tattico e aggiungiamo anche comunicativo. Il problema non è racchiuso nell’addio di Kim (si sapeva da un pezzo) per l’arrivo della scommessa Natan (che non è pronto). Questo si chiama alibi ed il Napoli campione d’Italia senza il coreano non deve averne. Si accetti piuttosto che la squadra sembra spaesata e quando si accende, vedi il finale di Genova, innesca meccanismi che sembrano già sincronizzati. Ci spieghi Garcia (pur non avendo visto Raspadori in Nazionale) quanto sia stato devastante dietro la punta e non come esterno o come mezz’ala dove dice di volerlo piazzare.
Ci dica piuttosto perché Elmas esterno destro e non nel ruolo di Zielinski occupato con la Macedonia (magari non ha visto neppure lui) e non Politano dall’inizio. Approfondisca il nuovo Lobokta, ormai non più imprescindibile ma un corpo estraneo avulso dal gioco. Ci illustri perché Osimhen non ha più la profondità spallettiana. Infine, dulcis in fundo togliere dal campo Kvaratskelia per Zerbin è stata la mossa finale che ha sgretolato l’ultima certezza di una squadra che nemmeno qualche giorno fa dominava la scena in Italia e anche in Europa. Già, l’Europa, la Champions, il Braga, il primo esame da dentro o fuori del Napoli di Garcia.