Il Napoli di Spalletti si ferma sul più bello. Addio sogni di Champions. Addio sogni di una storia, che va sarebbe andata ben oltre la storia del Napoli.
I rimpianti azzurri ci sono e anche tanti, è inutile negarlo. Innanzitutto, perché non è stato il miglior Napoli nella testa e nelle gambe a giocarsi l’approdo i. semifinale contro il Milan. Nè tantomeno con i giocatori giusti al posto giusto che avrebbe voluto Spalletti in mezzo al campo. Già, perché anche lui si è lamentato dell’arbitraggio; come dargli torto. Sia nella gara di andata che in quella di ritorno. Per le ammonizioni chirurgiche del Meazza, (vedi Kim e Anguissa) e che per quel rigore grande quanto il Maradona su Lozano. Due pesi e due misure, ma con altri rimpianti, ovvero di non aver sfruttato e capitalizzato le occasioni pronti via a Milano con Kvaratskelia e, la pecca di essersi fatto trovare ancora una volta con il nervo scoperto sulle ripartenze di Leao.
E ancora, magari di non aver sfruttato l’effetto emozionale dello stadio dopo l’errore dal dischetto di Giroud e la super parata di Meret. Se poi addirittura ti capita che Politano e Mario Rui si fanno male nel giro di pochi minuti, i rimpianti aumentano. È mancata , in special modo, quella “cazzimma” tutta napoletana necessaria per sconfiggere l’esperienza del Milan, squadra capace di resistere mentalmente arginando l’unico vero pericolo del Napoli, quell’Osimhen a mezzo servizio marcato in maniera perfetta ed ordinata da una difesa che non ha mai sbandato.
Raddoppi sistematici su Kvaratskelia ed il gioco è fatto. Con un super Mike Maignan capace di ipnotizzare pure Kvara dal dischetto. Guai però a dare addosso al talento georgiano; uno così a Fuorigrotta non si vedeva dai tempi di Diego. Sono peccati di gioventù, in fondo questa squadra ha tutte le possibilità di aprire un ciclo vincente in Italia e perché no, anche in Europa. Del resto anche il cammino degli azzurri in Champions è stato trionfale, Liverpool ed Ajax sconfitte ai gironi, poi i detentori dell’Europa League del Francoforte agli ottavi. Mica roba da poco, anzi nulla a che vedere rispetto al cammino di Milan e Inter in Champions. Del resto basta guardare la classifica per memorizzare il distacco siderale. Una cosa è certa, il Napoli è arrivato alla sfida con il Milan con il motore a terra, il Milan con uno nuovo e con giocatori ritrovati e motivati. Questione di mentalità, o anche di esperienza, ma non solo.
Ora però testa alla Juventus, mancano ancora undici punti uno scudetto già troppo presto cucito sulle maglie e che ancora deve materializzarsi. In fondo, quello era il vero sogno ad inizio stagione su cui nessuno avrebbe scommesso un euro.
Dopo trentatrè anni. Scusate il ritardo, certo, ma senza Maradona non è certo roba da poco.