Per la matematica era solo questione di tempo: ormai tutti erano mentalmente rassegnati da mesi a una delle retrocessioni più meritate della storia del calcio. Tuttavia, quando l’arbitro ha fischiato tre volte e la serie B si è materializzata in via ufficiale, in tutti quanti noi è cresciuto un sentimento di tristezza. Si dirà che i drammi della vita sono altri e che stiamo parlando, in fondo, di un gioco, ma chi ha vissuto la rinascita della Salernitana raccontandola dalla C alla A non può che rammaricarsi per un salto all’indietro frutto di errori clamorosi.
Nessuna componente è esente da responsabilità. La società ha smantellato un giocattolo perfetto, i due direttori sportivi hanno portato tanti calciatori non pronti per la A sottovalutando il caso Dia e il problema della difesa, Sousa è rimasto controvoglia, Inzaghi ci ha messo il cuore ma ha perso le due gare in casa con Genoa e Empoli, su Liverani inutile proprio pronunciarci oltre e il povero Colantuono ha ereditato una barca alla deriva senza riuscire a vincerne una.
E’ chiaro che quando i numeri certificano un tale fallimento sportivo, la responsabilità principale è sempre in capo al presidente. E’ lui che, un anno fa, faceva promesse di ogni genere sbandierando la volontà di lottare per la zona sinistra e promettendo che giammai la Salernitana si sarebbe ritrovata in bassa classifica. Un’annata storta ci può stare, ci mancherebbe, ma in questo modo si rischia di essere davvero ricordati a vita come la peggior squadra di sempre.
Ora è tempo di assumersi qualche responsabilità e di parlare con chiarezza alla città. La Salernitana, grazie a Lotito, Mezzaroma e Fabiani, era stata prelevata in A, a una cifra inferiore al reale valore, con un buon parco giocatori e senza un euro di debito. Oggi è in B, con una ricapitalizzazione necessaria e il diktat di cedere prima ancora di programmare il futuro. Iervolino parlerà o proseguirà nella strada del silenzio? Resterà solo per assenza di offerte o trasformerà l’amarezza in orgoglio per riportarla dove l’ha presa?
Nessuno, lo ribadiamo, è esente da colpe. Anche l’ambiente che, in estate, etichettava in tutti i modi chi, presente sul posto, cercava solo di raccontare i fatti. Sperando di sbagliarsi e facendo suonare un campanello d’allarme per il bene della Salernitana. Invece il mercato estivo era ritenuto buono, c’è stato un plebiscito quando è tornato Sabatini e si è scelta la strada della fiducia incondizionata dimenticando che, senza lo 0-0 del Venezia sul Cagliari, saremmo retrocessi già due anni fa e che, la scorsa stagione, fu salvata dal fallimento certo della Samp e dal flop della Cremonese.
Che fine hanno fatto i maghi del web che parlavano di salvezza a marzo? Cosa si sarebbe detto o scritto se una stagione del genere l’avessimo vissuta con gli osteggiati romani? Come sarebbero andate le cose se, in estate, si fosse creato un corpo unico a difesa della Salernitana tale da portare avanti una presa di posizione netta?
Piangere sul latte versato non serve, è ovvio, ma se ciascuna componente non riconoscerà gli sbagli sarà stata davvero una retrocessione inutile, oltre che dannosa. C’è tutto per ripartire, Salerno è ampiamente da serie A. A patto che la proprietà spieghi cosa ha indotto a fare un passo indietro quando, a giugno scorso, c’era davvero tutto per attuare le promesse fatte nel gennaio del 2022.