Di Luca Esposito direttore tuttosalernitana.com
Stavolta è finita per davvero. Soltanto la matematica tiene in vita una Salernitana da encefalogramma piatto già da giugno e che paga a caro prezzo una serie di errori clamorosi e di situazioni che sono addirittura peggiorate da dicembre in poi. Oggi, contro un Cagliari modesto e senza i tre attaccanti titolari, abbiamo visto nientedimeno che lo show di Shomurodov, uno che senza infortunio avrebbe lasciato la Sardegna e che non segnava da un anno. Indovinate contro chi? Retrocedere a marzo in una serie A così scadente è una impresa. Frosinone e Lecce perdono da settimane e hanno tantissimi punti in più della Salernitana, questo Cagliari ha dato 6 gol ai granata tra andata e ritorno, ora anche il Sassuoli si è allontanato definitivamente per effetto del lavoro di Ballardini. Quell’esperto in salvezze e quel sergente di ferro che serviva, altro che Liverani.
Con tutto il rispetto per la persona, ma non si possono ascoltare certe dichiarazioni. Prendi 4 gol a Cagliari, sbagli totalmente strategia regalando la profondità all’avversario, togli la punta dopo il 3-2, hai fatto un solo punto in un mese e vai in sala stampa a parlare di identità, buona prestazione ed errori individuali? Cosa ha dato oggi il mister, oltre alla condanna pubblica di Dia cui caso andava gestito in modo totalmente differente?
Saremo anche impopolari, ma un reparto offensivo del genere non può fare a meno dell’unico che, anche controvoglia, è nettamente superiore a Ikwuemesi, Simy, Tchaouna e Weismann. Presentato come salvatore della patria e tra i peggiori ancora una volta. Fare un passo indietro sarebbe un gesto apprezzabile, il modo migliore per chiudere anzitempo un’avventura destinata a trasformarsi in una lenta agonia.
E, a nostro avviso, le colpe di Sabatini sono quantomeno equiparabili a quelle del suo predecessore. Onestà intellettuale imporrebbe la presa di coscienza che, se certe scelte le avesse fatte De Sanctis, ci sarebbero stati titoloni sui giornali e polemiche costanti sui social. Invece diceva bene chi raccontava di un mercato scadente, pieno di contraddizioni. Possibile che c’è l’obbligo di far quadrare i conti e si danno 700mila euro a Boateng?
E la difesa più perforata d’Italia doveva essere rinforzata da Pellegrino e Pasalidis? Chi segna? Dov’è il vice Bradaric? Dov’è il regista? Perchè bocciare pubblicamente un allenatore che, in piena emergenza e a causa di innesti tardivi e non all’altezza, stava dando gioco e cuore a questa squadra? Per prendere, poi, uno che ha fatto malissimo a Parma e Cagliari e che è retrocesso con il Lecce subendo 90 gol?
Pubblicare quella lettera sui social è stato un altro autogol. Per coerenza, dopo tutte quelle parole, si dovevano rassegnare le dimissioni. Salerno, ora, non ha bisogno di frasi ad effetto nè di consigli su come vivere questo finale di stagione. Iervolino avrà fatto pure i suoi errori, ma che colpa può avere se chi lo circonda opera in questo modo?
Proviamo a chiudere con un messaggio di positività. Si può retrocedere: fa parte della storia del calcio. Fa male, il pubblico non lo merita e, se pensiamo a quante cose belle vivevamo esattamente un anno fa, viene davvero da storcere il naso. Tuttavia Salerno ha tutto per rialzare subito la testa: bella città, bacino d’utenza, tifosi che possono fare la differenza, una proprietà economicamente solida, qualche giocatore che in B potrebbe essere il fulcro del progetto.
Si colga l’occasione per uscire allo scoperto e fare chiarezza, anche rispetto a voci di cessioni societarie o disimpegni che si sono diffuse a macchia d’olio. Da una rovinosa caduta si può risalire ed essere più forti di prima, la tifoseria granata è stata numerosa anche in D quando fu scippata anche della sua storia sportiva e certo accompagnerebbe con passione il nuovo corso. E licenziare chi ha fatto tanti errori può essere già un primo passo.