Di Luca Esposito direttore tuttosalernitana.com
Altra partita da ultima spiaggia gettata alle ortiche, altra occasione persa in quello stadio che dovrebbe essere fortino ma che si è trasformato in terra di conquista. La Salernitana perde ancora. Lo fa a cospetto di un avversario organizzato, ma non imbattibile, proprio nel giorno in cui il Sassuolo ha perso e si poteva davvero alimentare il sogno salvezza. Sarebbe bastato poco, molto poco, in questa serie A modesta rispetto al passato.
Oggi, Empoli, Genoa. Saranno questi i grandi rimpianti di un campionato nato male, proseguito peggio, costellato di errori in alcuni casi clamorosi e che vede nella tifoseria l’unica componente esente da responsabilità. Se i calciatori lasciavano il campo quasi sorridendo senza avere nemmeno l’umiltà di andare sotto la curva a chiedere scusa, il pubblico ha invece vissuto un pomeriggio sportivamente parlando drammatico.
Vedere migliaia di persone abbandonare gli spalti in anticipo, una curva quasi silente per larghi tratti del secondo tempo, tifosi di vecchia data in lacrime per la delusione fa male. La squadra si rende conto che la retrocessione è ad un passo e che questi atteggiamenti non sono consoni ad una piazza che, da nessuno, può essere vista come un ripiego? Possibile non ci sia nemmeno uno scatto d’orgoglio a salvaguardia della dignità sportiva?
E, come si dice in gergo, la cura è stata peggiore del male. Perchè il mercato di Sabatini è stato, ad oggi, un flop. Spendere un milione di euro per due difensori centrali fermi da tempo e che chiedono il cambio dopo mezz’ora è apparso un azzardo, ancor di più se poi la principale alternativa è Pellegrino. Un disastro. Al pari di Pasalidis. Dov’è il regista che manca da tempo?
Perchè non è stato preso un vice Bradaric? Weismann era la soluzione ai problemi offensivi? Perchè a Verona arrivano tanti giocatori stranieri, ma il problema della lingua non c’è e quasi tutti stanno dando un contributo? E poi la scelta di Liverani. Un autogol. Inzaghi, costretto a convinvere con l’emergenza e a schierare calciatori fuori ruolo, ha spesso dato gioco e anima alla Salernitana offrendo spettacoli decorosi contro tutte le big del campionato.
Aver toppato la gara con l’Empoli (decisa comunque da un’autorete e da un rigore) è macchia che ha condizionato il percorso, su questo non ci piove, ma – a nostro avviso – la stagione dovrebbe chiudersi con lui al timone. Liverani, brava persona e professionista serio, non ha fatto breccia nel cuore dello spogliatoi, ha riproposto lo stesso schema del suo predecessore commentando, in sala stampa, una partita diversa da quella che hanno visto tutti.
Come si può dire d’aver tenuto testa all’avversario se poteva essere 0-2 già dopo 4 minuti? Ha visto quante parate decisive ha dovuto fare Ochoa? Lo sa che Di Gregorio ha fatto la prima parata al 72′? Ormai la Salernitana ha un piede e mezzo in B e restituire la panchina a Inzaghi, eventualmente adatto anche alla categoria inferiore, sarebbe atto intelligente, forse doveroso. Non ce ne voglia Liverani, ma in due gare abbiamo visto regressi sotto tutti i punti di vista e questa Salernitana non ha nè capo, nè coda, nè idee, nè anima, nè spirito battagliero.
Le parole dell’A.D. non lasciano spazio a dubbi: non sarà esonerato prima di Udine solo perchè è arrivato da poco e perchè in giro non c’è granché. La proprietà, tuttavia, chiederà conto e alzerà la voce, se necessario. Da cosa ripartire? Oggi è dura, oggettivamente. Piuttosto che sperare in un miracolo teoricamente ancora possibile (a patto che nel recupero il Sassuolo non batta il Napoli e che gli azzurri, domani, vincano a Cagliari), non sarebbe più utile fare da oggi tabula rasa, parlare con 4-5 giocatori per spingerli a sposare il progetto anche in B e salvare il salvabile.
Facendo, ovviamente, riflessioni, anche sul DG. Due anni fa la salvezza miracolosa nascose errori sul mercato solo in parte giustificabili con la classifica e il poco tempo a disposizione (5 anni a Sepe, triennale da 2 milioni di euro netti a Fazio, una coppia d’attacco da 0 gol), quest’inverno abbiamo visto di tutto. Ritardi, dichiarazioni inopportune su Inzaghi nel giorno della presentazione, arrivo di Liverani, difesa che resta colabrodo e attacco che non segna.
Tutto mentre Djuric, perso a zero, giganteggia in terra brianzola e Troost Ekong vince il titolo di miglior difensore della coppa d’Africa. E in fondo Sousa (che ha gravi colpe, intendiamoci) lo aveva detto in estate: o si pensava di alzare l’asticella con Stewart, Ikwuemesi e Legowski? Sullo sfondo sempre la solita domanda: come si può passare da Cavani e il sogno europeo all’algoritmo e a una retrocessione quasi certa a metà febbraio?