“Esonero da record”, il titolo sarebbe perfetto per l’ultimo cinepanettone pallonaro della Filmauro. Solo Tabarez era riuscito a fare peggio con il Milan campione. Una cosa è certa bisogna dimenticare in fretta l’era Garcia arrivata ai titoli di coda dopo un disastro annunciato in estate, o meglio di un ciclo durato appena cinque mesi e andato già in archivio tra i peggiori della storia azzurra. C’era da aspettarselo, quando Don Aurelio, dopo aver riportato lo scudetto a Napoli, nel pieno del delirio di onnipotenza, pensò (male) di poter fare a meno di tutti: Spalletti, Giuntoli, preparatore atletico, responsabile del marketing, e chi più ne ha più ne metta. Della serie, tanto ci sono io, il presidente, colui che ha riportato il tricolore. Ebbene si, i meriti sono soprattutto i suoi, ma alla luce del disastro compiuto in estate con la scelta di Garcia, De Laurentiis si prende anche gli oneri e la responsabilità di aver smantellato, tatticamente e mentalmente la squadra campione di Italia nel giro di pochissimo tempo.
Ora silurare Garcia è anche troppo tardi, dopo averlo delegittimato all’indomani della sconfitta contro la Fiorentina per poi commissariarlo a Castel Volturno. Operazioni in pieno stile presidente padre padrone che nel calcio moderno stonano. Per non parlare di Garcia, il bluff, colui che ha fatto credere a De Laurentiis di poter giocare come Spalletti solo perchè utilizzava lo stesso sistema di gioco. Bugia, alla quale nessuno ha creduto vedendo all’opera un Napoli troppo brutto per essere vero e con lo scudetto in petto; e visti i vaffa (Politano, Osimhen, Kvaratskelia) incassati in sequenza dal buon Rudi, qualcosa si doveva fare ancor prima di arrivare al disastro totale.
Bastava dire: scusate, ho sbagliato allenatore. Ed invece no, sbagliare è umano, ma perseverare è diabolico. Una cosa è certa, Rudi Garcia, è il peggior allenatore dell’era De Laurentiis, la peggior scelta che si potesse fare. Perchè certamente raccogliere l’eredità lasciata da Luciano Spalletti era complicato per tutti, ma si è scelto l’allenatore meno indicato da tutti i punti di vista. Uno che tornava in Italia dopo un’ eternità e da flop clamoroso in Arabia, che ha fin da subito rinnegato il passato tecnico tattico della squadra campione. Arroganza e presunzione allo stato puro, dimostrata in diverse conferenze stampa con risposte da schiaffi. La verità è che Garcia non aveva nè amici, nè nemici, ma pochissimi estimatori a Napoli e sparsi nell’emisfero calcistico. Sarà ricordato come l’allenatore che in pochissimo tempo è riuscito a cancellare le certezze di una squadra perfetta che cinque mesi fa festeggiava uno scudetto dopo trentatrè anni.