Salite sulla giostra del calcio onesto e sostenibile, De Laurentiis vuole vincere ancora così: conti a posto e allo stesso tempo una squadra altamente competitiva in campionato e Champions League. In barba all’addio di Giuntoli e al fasullo anno sabbatico di Spalletti sbarcato in nazionale tra mille polemiche sulla penale. Quel che conta è che a Frosinone è andata in scena la prima vittoria del Napoli campione della nuova era targata Garcia. Dopo il brivido iniziale la giostra del gol l’ha innescata il solito Viktor Osimhen con due gol, uno più bello dell’altro. Già, quel Viktor che De Laurentiis ha blindato mettendo a segno il colpo più importate del mercato del Napoli. La squadra ha conservato le certezze Spallettiane della passata e travolgente stagione.
La macchina quando decide di accendersi gira a memoria. Quasi da sola, senza comando. Ricordate il Napoli di Maradona del secondo scudetto con Bigon in panchina ? Con tutto il rispetto per Albertino che poi vinse il secondo tricolore quella squadra giocava a memoria, da sola, girando attorno a Maradona. Ebbene, questo Napoli con Osimhen potrebbe ripercorrere le orme di quella squadra; una cosa è certa, il Napoli di oggi è quella da battere, il messaggio è arrivato perentorio. Gli azzurri sono stati colpiti a freddo da un calcio di rigore provocato dal nuovo acquisto, lo sfortunato Cajuste messo in campo a sorpresa da Garcia. La reazione è stata da squadra vera, di personalità nei singoli e negli sprazzi di gioco. Da quando è entrato Anguissa la differenza in campo si è vista.
Senza dimenticare la prestazione sontuosa del capitano Di Lorenzo, con Politano leader della fascia destra e uno Zielinski immenso. Senza Kvara, con un Raspadori che diventerà il jolly offensivo con Garcia che vuole aumentare il minutaggio rispetto alla passata stagione utilizzandolo in svariate zone del campo. A Frosinone al posto di Kvaratskelia, ma non è escluso da mezz’ala, o sottopunta. Aspettando Gabri Veiga e forse anche Lindstrom se dovesse andare via Lozano. Il Napoli è ancora la squadra da battere, senza Spalletti e Giuntoli, ma con la stessa mentalità, sostenibile e competitiva. Una macchina perfetta a cui bisogna cambiare il meno possibile, pronta a vincere di nuovo, impresa riuscita nemmeno al Napoli di Maradona.