“Scurdammuce o passato”: Napoli non è più pizza, sole, mandolino, tarantelle e Maradona. Il terzo scudetto è la vittoria di tutti. Di una città che si ripropone al mondo in una veste totalmente diversa. Non solo unica al mondo per le sue bellezze, ma anche organizzata e vincente. Lo dicono i numeri del turismo in crescita esponenziale. Lo scudetto dopo 33 anni sta facendo da traino ad un’industria turistica che funziona a meraviglia. È lo scudetto di tutti, ma non si tratta di un semplice riscatto sociale come fu negli anni Ottanta-Novanta, quando il Masaniello del pallone, l’argentino con la faccia da scugnizzo riuscì a sconfiggere lo strapotere ed economico di un Nord sempre più ricco, organizzato e vincente non solo nel pallone. Questo scudetto, dopo trentatrè anni, è sinonimo di organizzazione e programmazione del club azzurro capace di giocare in Europa per 13 anni di fila.
E poi, per dirla tutta, uno scudetto dopo Maradona è tanta roba; finalmente si potrà dire che il Napoli ha vinto anche senza di lui e senza le sue magie. Insomma, uno spot sano per il calcio italiano nel mondo, grazie ad una macchina perfetta ricostruita in estate che ha stradominato il campionato e lo ha chiuso con 5 giornate di anticipo. De Laurentiis ci ha visto lungo ancora una volta, la festa del Maradona con i tifosi è stata l’apoteosi di un trionfo, tra l’altro organizzata in maniera impeccabile con colori, suoni e canti. Più della grande bellezza di Paolo Sorrentino, perché Napoli ora più che mai, che piaccia o no, non è solo una bella cartolina da guardare, ma che si può toccare con mano.
La dimostrazione della programmazione vincente arriva dai conti del club e dai risultati ottenuti. Ovvero, che si può vincere anche con la politica del calcio sostenibile e di grande competenza dietro la scrivania e sul campo. Un altro aspetto da mettere in risalto non solo che il Napoli è tornato a vincere dopo Maradona, ma che anche Spalletti vince per la prima volta proprio a Napoli, ma di certo non è stato San Gennaro a metterci lo zampino, perché anche questo potrebbe essere interpretato come un altro banale luogo comune. Una cosa è certa; il bello deve ancora arrivare, perché il Napoli può permettersi di tenere Osimhen e Kvaratskelia anche l’anno prossimo grazie ai conti a posto. Magari il diesse Giuntoli potrà decidere dopo sette anni di provare una nuova avventura ed una sfida alla Juventus, ma la mission del club azzurro non cambierà mentalità o identità. Spalletti resta il comandante, a meno di clamorosi colpi di scena. Il ciclo è stato ufficialmente aperto, Napoli è tornato a vincere non per puro caso. Dopo pizza, sole, mandolino, tarantelle e Maradona, la città e la sua squadra puntano sempre più in alto.