Il terzo scudetto della storia del Napoli è solo stato posticipato di qualche ora, di qualche giorno. La festa azzurra è già esplosa dirompente come nel maggio del 1987 e nell’aprile del 1990. Tra i vicoli della città dipenda d’azzurro.
Con la differenza rispetto al passato che sarà più lunga e gustosa, più azzurra di sempre.
A rovinare la festa ci ha pensato Dia, a sette minuti dal traguardo.
In un Maradona pronto a stappare lo champagne. Dopo il gol di Olivera.
Di testa, proprio come Baroni l’ultima volta, trentratrè anni fa. Ora manca un solo punto per il terzo tricolore, magari da conquistare ad Udine, ma il Napoli potrebbe festeggiarlo anche in albergo se la Lazio dovesse perdere col Sassuolo o anche pareggiare.
Peccato solo che potrebbe essere lontano dai suoi tifosi. Ma restando in tema di festeggiamenti, ad onor del vero, sono stati eccessivi quelli di un gruppo dei tifosi della Salernitana dopo il pari contro il Napoli, perché lo sfottò ci sta (è stata la mano di Dia), ma l’esagerazione dei festeggiamenti per un pari che vale tanto quanto uno scudetto cartonato è stata la sconfitta vera per quei pochi che lo hanno fatto.
La storia calcistica tra Napoli e Salernitana è racchiusa nelle bacheche. Il Napoli si appresta a vincere il campionato lasciando dietro a distanza siderale le cinque semifinaliste delle coppe europee.
La Salernitana, dal canto suo ha meritato il pari, giocando una partita da squadra di carattere conquistando altro punto pesante per la seconda salvezza consecutiva della storia.
Insomma, il divario storico è tutto lì, tra scudetti e salvezze.
Peccato, perché Salerno ha perso l’occasione di festeggiare insieme a Napoli un doppio traguardo storico non solo sui balconi.
Ci vuole mentalità per raggiungere certi obiettivi, altrimenti ognuno resterà nel suo mondo: che si tratti di scudetti o di salvezze.