Una sconfitta quasi salutare per il Napoli dei record. La seconda caduta in campionato, dopo l’Inter, ora la Lazio di può stare per una squadra tornata umana. L’ha spuntata l’ex comandante Sarri contro il generale degli imbattibili Spalletti.
Come in una partita a scacchi, le mosse vincenti le ha fatte Sarri, sconfessando però tutta quella grande bellezza vista ai tempi del Napoli. Difendendo bene e ripartendo in contropiede. Osimhen e Kvaratskelia non hanno inciso come al solito, il centrocampo annebbiato. La doppia mossa del comandante Sarri di far giocare Vecino al posto di Cataldi, poi inserire Pedro, è stata decisiva. Il Napoli non è stato brillante come al solito, a tratti nervoso e frenetico nella manovra conclusiva, anche se la traversa di Osimhen e la parata successiva di Provedel su Kim è stata provvidenziale. Anche le sostituzioni queste volta non hanno dato il solito contributo. Vedi Elmas, Politano e Simeone insieme ad Osimhen. La sconfitta ci sta, è fisiologica se non addirittura salvifica per il futuro; logico pensare che il Napoli prima o poi potesse inciampare. Meglio ora che poi, meglio in campionato che in Champions.
Aspettando l’Atalanta al Maradona che sarà ancora sold out. Ma che tristezza vederlo pieno come ai bei tempi, ma senza bandiere visto la restrizione casalinga che ha mandato in sciopero il tifo. Da contraltare ai fumogeni, petardi, bandiere e cori contro i napoletani da parte dei tifosi della Lazio. Qualcosa bisognerà pur fare per far tornare un po’ di colore e calore allo stadio, fin troppo grigio rispetto all’azzurro e al folklore della città che si prepara alla festa scudetto.